giovedì 18 febbraio 2010

...E PER IL RESTO DEL MONDO

Sudati al polo Nord

Esistono dei suoni in natura, capaci di indurre nell'uomo paure ancestrali.
Il ruggito del leone ad esempio. lo avete mai sentito di persona?
Vi risuona dentro facendovi vibrare come un diapason e c'è una frazione di secondo in cui non potete pensare altro che: SCAPPA.
Un altro di questi suoni è quello del ghiaccio sottile che si spacca.
So che molti di voi credono di sapere di che parlo, è un suono molto usato al cinema, nelle scene artiche, ma vi assicuro che se proviene da sotto i vostri scarponi chiodati, la faccenda assume tutto un altro tono.
Ogni mio muscolo riceve da quell'agghiacciante suono l'ordine di restare immobile. E' con un estremo sforzo di volontà che sollevo la mano, per segnalare a Jane, la mia collega, di non venirmi incontro. di restare immobile.
Inseguivamo un cucciolo di foca. quest'anno le nascite sono state sorprendentemente numerose e noi siamo stati colti alla sprovvista, non avevamo ancora finito di marchiare e trasponderare i cuccioli che già i primi di loro avevano cominciato ad allontanarsi dalle rispettive madri.
L'ultimo a cui non eravamo riusciti ad applicare il trasponder era partito in direzione dell'acqua proprio sotto i nostri occhi ed io e Jane avevamo raccolto un pò di attrezzatura e ci eravamo lanciati al suo inseguimento, allontanandoci di qualche chilometro dal campo base. una pessima idea.
Inseguire un cucciolo di foca, bianco che più bianco non si può, sul pack può risultare dannatamente difficile, in più una improvvisa bufera ci aveva tagliati fuori dal campo base, costringendoci ad insistere nell'inseguimento piuttosto che tornare indietro. lo avevamo beccato a pochissima distanza dalle prime fratture nei ghiacci, giusto in tempo per equipaggiarlo, prima di perderlo.
Sembrerà folle, ma solo una piccola percentuale di questi cuccioli sopravvive e se noi ci fossimo lasciati sfuggire questo e, per caso, lui fosse sopravvissuto, avremmo perso moltissimi dati preziosi e non ce lo potevamo permettere.
Sistemato Casper (Io e Jane avevamo affibbiato un nomignolo al cucciolo) lo stavo portando lontano dalla tenda, per liberarlo, quando il ghiaccio sotto i miei piedi a cominciato a scricchiolare.
Casper se l'è battuta appena libero e Jane, dopo cinque o sei minuti, non vedendomi rientrare mi è venuta incontro.
E così siamo in questa situazione, io immobile e lei a cinque sei metri da me, terrorizzata, che mi osserva.
-Riesci a venire avanti piano piano?- mi strilla.
Sposto appena la distribuzione dei pesi da un piede all'altro e il ghiaccio stride fortissimo.
-Ok. ok. abbiamo una corda sulla motoslitta.- dice, prima di voltarsi e correre fino al mezzo parcheggiato accanto alla tenda.
Ci salta su agilmente e percorre con attenzione metà della distanza tra me e la tenda, fermandosi nel punto in cui oltre sarebbe stupido spingersi con la slitta.
corda alla mano si avvicina lentamente a me ma il ghiaccio ora è più debole e deve fermarsi a quasi quindici metri di distanza.
Se ne sta lì con la corda in mano, titubante, non sa se riuscirà a farmela arrivare senza che io debba muovermi.
E' l'immagine della preoccupazione, mi guarda disperata coi suoi occhi celesti gonfi di lacrime e i capelli rossi che le frustano il viso. Non posso fare a meno di capire.
Per di più lei mi è sempre piaciuta. è in gamba, colta, sprizza energia da tutti i pori. è magra come un chiodo ma questo a me piace. come tutte le magre è il culo il suo punto forte, mentre il seno, piccolo e duro, non ama sottolinearlo, pensando non piaccia agli uomini. non sa quanto si sbaglia.
Continua a far oscillare la corda alla ricerca del tiro perfetto.
-Coraggio Jane, puoi farcela.- Dico
Il ghiaccio geme, con un rumore sordo, un rumore cupo, annunciando morte per chiunque non si degni di ascoltarlo.
Entrambi smettiamo perfino di respirare. tutto è immobile, tranne la corda che oscilla nella sua mano e i suoi capelli mossi dal vento.
-Ti amo.- E il ghiaccio si spezza.
Fare il bagnetto nelle acque polari senza una muta a 5 strati è, più o meno, come tuffarsi di pancia in una piscina piena di chiodi tricuspidi.
In un secondo la mia mente è offuscata dal dolore e i miei arti sono immobilizzati dalla morsa del gelo.
Sono i vestiti a portarmi a galla. ondeggio come un tappo di sughero e vedo che molte centinaia di metri quadrati di pack si sono staccate, passando nel punto dove stavo io, e si dirigono in mare aperto. Io ora galleggio a meno di un metro dalla nuova "costa" che sarà alta quaranta centimetri. non vedo Jane.
L'unica cosa che riesco a pensare è: Chissà se ha sentito cosa le ho detto.
Poi le sue mani spuntano dal bordo del ghiaccio, seguite dalla testa. rischia di cadere in acqua. l'adrenalina mi riattiva i muscoli e nuoto verso di lei, mi aggrappo al bordo e cerco di tirarmi su, lei mi aiuta, ma è impossibile, le gambe sono già quasi immobili e io così peso una tonnellata.
Jane fa un cappio con la cima della corda e me lo passa attorno al polso, poi fa un paio di giri di corda sul torace e infine mi consegna la fune.
-Non mollarla, non morire.- Mi ordina e retrocede strisciando sulla pancia, sempre guardandomi e ripetendo -Non mollare.- Spero di non deluderla.
Salta sulla motoslitta e parte a razzo. Salto fuori dall'acqua come un pesce pescato, Jane supera di slancio la tenda e io vengo trascinato fino a pochi metri dall'entrata di quel caldo rifugio di Nylon e Goretex.
Non so come lei riesca a trascinarmi, ma poco dopo siamo al coperto.
Come prima cosa schiaccia il pulsante rosso della radio, chiedendo così soccorso ma, con quella bufera, è inutile illudesi.
poi mi toglie gli scarponi e taglia il resto dei vestiti con una forbice da pronto soccorso. quando sono nudo come un verme mi getta addosso una coperta termica, dal lato per scaldare. e resta li a fissarmi, piangendo.
Accosta alla mia fronte il termometro che usiamo coi cuccioli.
-28 gradi... Mio dio- Geme.
Se la memoria non mi inganna sono a un grado dalla morte certa.
Jane inizia a spogliarsi. Tiene gli occhi fissi nei miei e si spoglia velocemente, non esitando minimamente a togliersi anche reggiseno e slip.
Tremo da capo a piedi e forse lei non vede dove vagano i miei occhi, ma non riesco a far a meno di guardarle il seno e il ciuffo di peli rossastri che le sormonta la figa. è bellissima. sento il cuore accelerare furiosamente i battiti quando si infila sotto la coperta, sopra di me e comincia a strofinarsi sul mio corpo.
Io sono poco più di un blocco di ghiaccio e non sento niente, ma posso vederla sopra di me, muoversi avanti e indietro, come se stessimo facendo l'amore e questo, lo so, migliora il mio flusso sanguineo, mandando il cuore al massimo.
nei punti dove il suo corpo è più caldo ritrovo la sensibilità perduta e posso avvertire il tocco morbido dei suoi seni sul petto e il caldo sfregare delle sue cosce sulle mie, il fuoco all'altezza dell'inguine.
gradualmente il mio corpo ritrova le funzioni vitali e una delle prime a tornare, una delle più antiche, uno dei migliori meccanismi di autoriscaldamento termico del corpo umano entra in funzione: il mio cazzo si erge tra le sue gambe, sia per lo sfregamento, sia perché sono sopraffatto dalla voglia di lei.
Risale ancora una volta e, sono certo, sente la mia durezza passandoci sopra con la figa. Il tatto è tornato e ho sentito distintamente l'umido passaggio su di me.
Occhi negli occhi cala ancora, penetrandosi fino in fondo e regalandomi il più intenso calore che il corpo di una donna possa offrire.
Rabbrividisce. -Cazzo...è come scopare con un pupazzo di neve...- Io ho smesso di tremare abbastanza da sorriderle, lei mi bacia.
Continua col suo movimento di bacino, portandomi velocemente a riacquistare tutto il calore perduto. Sono costretto all'immobilità finché il mio corpo non riavvia i suoi sistemi ed è lei a guidare l'amplesso, sempre più velocemente, sempre più intensamente.
Con estremo dolore faccio un check delle mie estremità e con i piedi sento il fruscio della coperta termica, le ginocchia si piegano verso l'alto e le mie dita, anche se intorpidite, afferrano decise le sue chiappe.
Irrompe in un urlo di gioia e sollievo, che si trasforma in piacere pochi copi dopo.
Riesco anche a sollevarmi in posizione seduta, continuando ad assecondare i suoi affondi con le braccia ed affondo la testa nei suoi seni, mordendole un capezzolo e stappandole ancora un urletto di piacere.
Non so se per il freddo, l'ipotermia o per chissà che miracolo ma sembro destinato a non dover venire mai.
Aiutato dalle ritrovate forze la sollevo e la lascio ricadere sul mio cazzo centinaia di volte, facendola venire altre due volte, prima che io senta l'orgasmo montare impetuoso nei testicoli e poi, con un urlo liberatorio, mi riverso anima e corpo dentro di lei, mentre il nostro respiro torna normale lentamente.
i suoi capelli rossi sembrano quasi neri appiccicati alla fronte dal sudore e lei passa una mano nei miei, fradici di acqua salata ma non per via dell'immersione in mare.
Jane poi si alza, va alla radio e comunica al campo base che l'emergenza è passata e che ci rimetteremo in marcia verso di loro tra dodici ore, quando è prevista la fine della bufera.
-Nel frattempo dovremmo valutare i danni subiti dal tuo corpo- Mi dice, accucciandosi e gattonando verso di me. -E mi spiace ma non puoi addormentarti per le prossime 12 ore.- aggiunge e la sua bocca è già sul cazzo. Sento il tocco morbido della lingua e chiudo gli occhi, inebriato dalla gioia di essere vivo ma anche di essere quasi morto.
-Il tatto funziona... sento la tua lingua, mmh sento la tua bocca...- Sono talmente eccitato dalla situazione che il mio arnese si riprende con discreta disinvoltura e Jane, impugnandolo alla base e sorridendomi dice: -Direi che anche il cazzo non ha niente che non va.-
Allora mi alzo e le salto addosso.
-Anche la forza nelle braccia direi che c'è.- La schiaccio pancia sotto e, una ad una, le infilo le dita in bocca, facendogliele succhiare. lei esegue ed è una visione eccitantissima.
-Dita ok.-Dico e la penetro. Comincio un lento e profondo movimento di bacino.
-Reni e Pelvi a posto... D... Direi.-Mugola lei.
Infilo i piedi tra i suoi e le faccio divaricare leggermente le gambe.
-Gambe e piedi sembrano sani.-Dico, continuando a muovermi dentro di lei.
-C'e un altro controllo che dobbiamo fare.- mi dice. -Sei entrato in un luogo troppo lubrificato per capire se sei davvero capace di una penetrazione efficace... dovrai provare in un pertugio più stretto per capire se non hai perso la tua virilità....- Sussurra.
-Davvero?- Le chiedo, eccitato e stupito.
-Si, ti prego.- risponde.
Traffico dietro di lei un momento, spargendo per quanto mi è possibile i suoi stessi umori sull'anello della muscolatura anale.
-Fallo!- Mi intima e io, obbediente procedo.
La storia della virilità era un po tirata, visto che non credo di avercelo mai avuto tanto duro in vita mia.
Mi appoggio, lei spinge ed in men che non si dica sono dentro.
Inizialmente sono lento e gentile ma i suoi mugolii mi spingono sempre di più ad una scopata animalesca, lei gode e si tocca ma la mia mano va subito a sostituire la sua.
-Si, si!- Strilla. -Ripetilo!- dice.
-C..Cosa?- Ansimo io.
-Lo sai!-
E io non vedo un solo motivo al mondo per non farlo.
-Ti Amo.-
-SIIIIIIIIIIII- Esplode e un secondo dopo la seguo.
Poi io crollo su di lei, siamo entrambi coperti da una leggera patina di sudore. sento quasi caldo.
Incredibile, eccoci qua, io e Jane, sudati fradici al Polo Nord.
Se per caso ve lo state chiedendo i dati de trasponder ci hanno detto che Casper è morto circa otto ore dopo aver lasciato la banchisa. Pappa buona per un orca, o uno squalo...

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